Inserimento al nido.
- Admin
- 23 ott 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 9 nov 2017
Anche se di solito la scelta del nido è stata fatta ponderando bene e a lungo, il genitore frequentemente vive questo primo grande distacco con un po' di preoccupazione e la sua mente e i suoi discorsi si affollano di dubbi e domande legittimi.

Di norma l'iniziale fatica si risolve in modo piuttosto spontaneo durante l'inserimento-ambientamento o poco dopo, spesso grazie alle reazioni anche positive del piccolo di casa, che si trova in un luogo tutto da scoprire ed esplorare, con persone lì apposta per lui/lei.
“Ovviamente le reazioni non sono solo positive: alcuni bambini manifestano da subito una resistenza più o meno marcata alla separazione, altri solo dopo un primo periodo “rose e fiori”. In ogni caso, questo è qualcosa di assolutamente fisiologico.”
Ci sono però alcuni accorgimenti per rendere più fluido possibile questo passaggio, impegnativo sia per il bambino che per genitori e familiari tutti.
Ecco le 7 parole chiave da tenere a mente:
Racconti:
Nel periodo precedente all'ingresso al nido è molto importante raccontare al bimbo, anche se ha solo pochi mesi, quello che lo attende. Possono essere utili favole sul tema o racconti delle esperienze dei genitori in tal senso (che per esempio in questo caso possono fare i nonni). Se è possibile, qualche tempo prima, portare il bambino a vedere il nido, spiegandogli di cosa si tratta.
Riti propiziatori:
Così come per la nanna e molto altro, i rituali aiutano il piccolo a prefiguarrsi quello che accadrà di lì a breve, aiutandolo a predisporsi a tale avvenimento. Così prima di andare a scuola si può trovare un modo speciale per prepararsi. Dopo poco si noterà che il bambino da solo cercherà di rimettere in atto quanto proposto (ovviamente nel modo possibile a seconda dell'età), segnale che il bambino riconosce l'importanza del gesto-abitudine, che gli ha attribuito un valore di rassicurazione e che questa ha il suo effetto.
Gradualità:
Se possibile, soprattutto durante l'inserimento, ma idealmente anche per un po' di tempo in più, il genitore dovrebbe pensare come prioritaria la calma e la gradualità. Anche in questo campo ogni bambino è una storia a sè e dunque cercare di evitare forzature rispetto al tempo in cui lasciarlo al nido è fondamentale (le prime volte può trattarsi anche di pochi minuti). Ci sono bambini che riescono ad allungare i tempi già dopo qualche giorno, altri che faticano anche dopo due settimane. Avere pazienza in questa fase ripagherà sul lungo periodo, quando il bambino andrà al nido sereno e a volte vorrà addirittura rimanere qualche minuto in più a giocare prima di andar via. È fondamentale avere ben chiaro che dai tempi del bimbo non si misura la 'bravura' del genitore.
Tornerò:
Ovviamente è assolutamente necessario ripetere più e più volte al proprio bimbo che i genitori torneranno a prenderlo. All'inizio è importante anche sottolineare che la permanenza al nido senza i genitori sarà di breve durata. Ma come aiutare il bambino a comprendere quello che gli stiamo dicendo, considerando che non ha ancora il senso del tempo (che è un concetto astratto e quindi di successiva acquisizione)? Fa la differenza legare il tempo a una situazione, nota al bimbo, che rimandi a un 'periodo corto', come per esempio dirgli che stiamo andando a prendere un caffè o a fare la spesa e poi saremo di ritorno. Anche più avanti comunque il richiamo al ritorno è sempre importante.
Teddy (e ciuccio):
Il piccolo può portare con sé l'oggetto preferito, che ha per lui una funzione confortante. Questo aiuterà il bambino a vivere con più serenità le novità. Stessa regola per il ciuccio, per chi ne fa uso, assolutamente evitando di pensare di sfruttare l'occasione per toglierlo. L'ingresso al nido è già un cambiamento impegnativo a cui è fondamentale non aggiungerne altri.
Positività:
Se è vero che non bisogna nascondere le proprie emozioni ai figli (altrimenti si incorre in inevitabili messaggi contraddittori, oltre che dimostrare che le emozioni non hanno dignità di essere provate e dimostrate), per evitare di sovraccaricarli di quelle che sono “le paure dei grandi” è necessario innanzitutto riconoscere con se stessi (e con chi ci è accanto) le difficoltà che si stanno attraversando, ma poi tradurle ai bambini in senso positivo. Così per esempio ci si può tranquillamente dichiarare emozionati, favorendo la possibilità che anche il piccolo si senta legittimato a sentire ed esprimere ciò che percepisce. Anche in questo caso raccontare di esperienze proprie, in cui si sono affrontati dei cambiamenti, può tornare utile. Consigliatissimo parlare al bambino di tutte le cose belle che potrà sperimentare a scuola e di come queste lo faranno crescere. Esprimersi in tal senso non solo sarà d'aiuto al bambino, ma anche ai genitori.
Fiducia:
Fidarsi e affidarsi alla struttura è fondamentale, ma di fatto non avverrà in modo immediato. In questo senso il periodo d'ambientamento, in cui i genitori passeranno molto tempo a contatto con le educatrici e tutto il personale della struttura, offrirà anche la possibilità di gettare le basi per impostare un rapporto di reciproca fiducia. L'ideale per il piccolo è infatti una comunità che condivida le linee guida di ciò che lo riguarda, mentre sarebbe altamente confusivo per lui/lei vivere in ambienti poco in contatto e con pensieri e regole in contrapposizione.
In questa fase è altamente auspicabile un accompagnamento e un sostegno, quale può rivelarsi una consulenza psicologica perinatale, che consenta ai genitori di non farsi sovrastare dalle difficoltà che inevitabilmente questo tipo di passaggio e cambiamento porta con sé e che se non attraversate con fluidità possono influenzare anche per un tempo lungo il buon andamento dell'inserimento scolastico (questione, quella della scuola, con cui il bambino avrà a che fare per numerosi anni a venire).
Dott.ssa Colozzi
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